Il secondo giorno, ero pronta più che mai a salvaguardare le
mie papille gustative, cucinando qualcosa di appetitoso e volevo cominciare sin
dalla colazione.
Vi ricordate la pastella del giorno prima che avevo
utilizzato per i pankcakes? Beh, ne era rimasta un po’, e nonostante il
prodotto finale non fosse stato quello desiderato, l’avevo conservato in frigo per
riprovarci (ho la testa abbastanza dura!), questa volta però, cuocendolo nel
microonde, per sperare che il risultato fosse un bel tortino o qualcosa simile
ad un plumcake.
Poteva mai riuscire? Ovviamente no! Metto a cuocere il
composto in una ciotola per 10 minuti. Non l’avessi mai fatto! Il risultato mi
ha riportata nel passato, mi ha fatto ricordare quando a 10 anni, utilizzavo il
Dolce Forno e preparavo quelle “meravigliose” tortine al cioccolato che avevano
mille funzioni, essendo adatte come suole delle scarpe, come frisbee, come
ammortizzatore, come sottopiatto, tranne quella di essere un alimento commestibile!
Era talmente gommoso che non riuscivo a tagliarlo, così come una vera donna di
neanderthal sa fare, l’ho agguantata e morsa con aggressività! Sicuramente il
mio stomaco sarà stato impegnato tutta la mattinata a digerire quel mattoncino
lego in versione “morbida”, il tutto accompagnato da mezza latte di soia con
orzo per mandare giù il malloppone!
Il pranzo? Decisamente una svolta! Per andare sul sicuro,
visto che lo preparavo anche per mia madre, ho fatto una zuppa di farro e
fagioli al pomodoro, totalmente vegan, che è risultata così gustosa da essere
piaciuta persino a mia nipote che solitamente è abbastanza schizzinosa! (Se
qualcuno volesse la ricetta, basta chiedere. È facilissima!).
Per cena, mi sono risparmiata la cucina, si, anche questa
volta, mangiando una bella pizza, ovviamente senza carne e pesce, però la
mozzarella c’era! Ecco, forse questa è la cosa che un giorno mi mancherà di
più, la mozzarella, io sono campana e qui è davvero ottima. Se uno vivesse
altrove, sicuramente potrebbe rinunciarci, ma è inutile dirlo, il sapore è
buono! Maledette papille gustative!
Cambiare alimentazione
dopo 30 anni di vita credo che sia complicato proprio per questo, per i sapori
che uno deve abbandonare. Non perché i nuovi cibi, non siano altrettanto buoni
o saporiti, ma perché è come si è stati cresciuti ed educati e soprattutto
abituati.
E’
come se stessi mettendo sotto sforzo le mie papille gustative, perché credo che
siano loro che risentano di più di questa alimentazione: Le sento un po’ depresse,
stanche e demotivate, quando assaggio qualcosa di nuovo, sono così entusiasta e
galvanizzata, ma loro sono sempre restie, lì ferme, diffidenti, si ritraggono
invece di fare il loro lavoro e mandare input positivi al cervello! Confido che
col tempo si abitueranno a questo nuovo regime alimentare e sono sicura che
alla fine mi ringrazieranno!
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